Truffati dalla Cooperativa

Mafia capitale – COOP Lazio – Pd

Il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2015

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Cooperative, trenta anni di ricchi finanziamenti a partiti e uomini politici

di Stefano Iannaccone e Giorgio Velardi

ffCi sono quelle che finanziano direttamente la campagna elettorale di un singolo politico, foraggiandolo a seconda che si tratti di elezioni europee, regionali o nazionali. E quelle che i soldi li danno al partito, ripetutamente, con bonifici intestati alle articolazioni periferiche sparse lungo tutta la penisola. Tanto per non fare torto a nessuno. Il caso della Cpl Concordia, la storica coop modenese colosso nel settore dell’energia e del gas al centro dell’inchiesta della procura di Napoli sulle presunte tangenti per la metanizzazione dell’isola di Ischia che ha portato all’arresto del sindaco della città, Giuseppe Ferrandino (Partito democratico), è solo l’ultimo affaire che vede una cooperativa finire sui giornali per aver elargito soldi alla politica.

SOLDI SOLDI – Negli ultimi trent’anni, da quando cioè esistevano ancora la Democrazia cristiana – che fra il 1987 e il ’92 ha ricevuto quasi mezzo miliardo di lire dal Consorzio Emiliano Romagnolo fra le cooperative di produzione e lavoro, liquidato nel 2014 –, il Partito comunista e quello socialista, sono centinaia quelle che hanno contribuito ad oliare il meccanismo e a finanziare la politica. Spesso al centro di grandi scandali, come quello che ha coinvolto la “29 giugno” di Salvatore Buzzi nell’indagine “Mafia Capitale”. La gran parte delle volte in silenzio e senza che alcuno avesse da ridire. Con un grande fiume di denaro tutto regolarmente registrato e documentato negli uffici della Camera dei deputati come la legge prevede, con dichiarazioni congiunte di eroganti e riceventi. Migliaia di contribuzioni nelle quali le coop fanno la parte del leone. Ci sono infatti le piccole società cooperative di paese o di quartiere che, con somme di piccolo taglio, finanziano candidati e liste. Ma ci sono anche i colossi, a cominciare da quelli storicamente insediati nelle roccaforti della sinistra: le famose coop rosse, autentico polmone finanziario della sinistra.

DONAZIONI ALLA BOLOGNESE – Spulciando la lista delle donazioni, ilfattoquotidiano.it ha scoperto che tra quelle più attive e importanti c’è la bolognese Manutencoop. Una delle principali cooperative rosse d’Italia, attiva nel settore della gestione ed erogazione di servizi integrati con circa 16 mila dipendenti e un fatturato che supera il miliardo di euro. Dal 1994 ad oggi, dalle sue casse, sono usciti circa 450 mila euro, finiti a vario titolo in quelle di Democratici di sinistra (Ds), La Margherita, l’Ulivo. Ma anche di loro singoli esponenti. Nel 2005, ad esempio, la coop emiliana ha finanziato per 5mila euro il governatore uscente della Liguria ed ex ministro dei Trasporti Claudio Burlando (Pd). Dodici mesi prima 26mila euro (frutto di due elargizioni da 13mila euro), sono stati destinati all’ex leader della Cgil Sergio Cofferati. Che proprio quell’anno è diventato sindaco di Bologna con il centrosinistra. E che dire del Comitato per Marrazzo Presidente? Nel 2005, anno delle elezioni regionali nel Lazio, la Manutencoop ha contribuito a finanziare la corsa dell’ex giornalista Rai alla guida della Pisana con 30mila euro (altri 10mila sono arrivati da un’altra coop, la Società Ambiente Città Territorio di Roma). Sempre nel 2005, 10mila euro sono andati anche ad Ottaviano Del Turco (Pd), eletto governatore dell’Abruzzo dopo aver battuto lo sfidante Giovanni Pace. Ma ci sono pure i 10 milioni di lire versati nel 2001 al deputato dem Andrea Martella, che quell’anno ha fatto ingresso per la prima volta a Montecitorio, e i 5mila euro dati nel 2005 a Nicola Latorre, dalemiano di stretta osservanza poi convertitosi al renzismo.

OCCHIO A SINISTRA – Non solo. Perché, come detto, negli anni la Manutencoop ha riempito di denaro le casse dei partiti di centrosinistra. In particolare i Ds. Prova ne sono i 50mila euro destinati nel 2004 all’articolazione milanese della forza allora guidata da Piero Fassino. E ancora: nello stesso anno 2.500 euro sono andati ai Ds di La Spezia, 10mila a quelli di Livorno, 2.500 a quelli di Massa Carrara e 5mila a quelli della Liguria. Tre anni prima, 50 milioni di lire erano stati elargiti ai Ds di Bologna. Un ritmo, questo, che è proseguito nel 2005, quando la Manutencoop ha versato 6mila euro nelle casse dei Ds di Pescara, 10mila in quelle dei Ds del Piemonte ma anche 6mila in quelle di Democrazia è Libertà – La Margherita Liguria, a cui erano finiti altri 5mila euro nei dodici mesi precedenti. Mentre i Ds di Venezia hanno ricevuto 15mila euro fra il 2004 e il 2005. Più di un decimo dei 450mila euro circa sborsati dalla coop bolognese sono andati poi a Vasco Errani, che fino al 2014 ha ricoperto la carica di governatore dell’Emilia-Romagna.

FORZA PRESIDENTE – La Manutencoop, che gli ha corrisposto circa 47mila euro fra il 2000 e il 2005 (due stanziamenti da 21.500.000 lire più altri due successivi da 13mila euro), non è stata però la sola ad aver finanziato la campagna elettorale con cui Errani, quindici anni fa, è diventato per la prima volta presidente della Regione di cui è originario. Nella lista dei donatori figurano infatti, a vario titolo, molte altre cooperative. Dalla Cefla di Imola, un altro dei pezzi da novanta delle coop rosse emiliane, aderente alla Legacoop, guidata dal 2002 al 2014 dall’attuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha sborsato 5 milioni di vecchie lire, alla Coopsette (20 milioni), colosso dell’edilizia rossa della provincia di Reggio Emilia citata nell’indagine che ha portato all’arresto dell’ex plenipotenziario del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e dell’ingegner Stefano Perotti. Senza dimenticare la Cooperativa Edificatrice Comprensoriale Murri di Rimini, che ha contribuito con una somma pari a 20 milioni, la Coopservice di Pomezia (5 milioni), la Cooperativa Edificatrice Ansaloni di Bologna (23 milioni), la 3Elle di Milano (5 milioni), la Progeo di Reggio Emilia (5 milioni) e la Coop. Traporto Latte di Bologna (3 milioni).

COOP ROSSE BENVENUTE AL NORD – Alla Lega Regionale Cooperative e Mutue della Lombardia (la Legacoop lombarda) sta invece molto a cuore il Partito democratico. In particolare quello di Milano. Lo provano le somme di denaro versate ai dem del capoluogo lombardo nel biennio 2010-2011: 216mila euro in totale, frutto di tre versamenti da 70, 75 e 71 mila euro. Per non parlare dei 140mila euro che l’ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati ha ricevuto dalla stessa coop nel 2009, un anno prima di candidarsi alla guida della Regione. Ci sono poi i 16mila euro andati al Comitato Ambrosoli Presidente nel 2013. Oltre a quella della Cpl Concordia (2mila euro), poi, l’ex ministro dell’Integrazione del governo di Enrico Letta, Cécile Kyenge, ha ricevuto donazioni anche da altre 3 cooperative: la Abitcoop di Modena (5mila euro), la Osa Mayor di Roma (1.500 euro), che si occupa di accoglienza per migranti, e la Tre Fontane, situata sempre nella Capitale (1.500 euro). Mentre il già citato Andrea Martella è stato beneficiario di altri 4 stanziamenti. Due le cooperative interessate, entrambe di Marghera, in provincia di Venezia: la Selc (60mila euro in totale nel 2013), che opera nel campo dei servizi di ricerca nella biologia e nella geologia, e la Sitmar-Sub (40 ila euro totali nello stesso anno), specializzata in rilievi ambientali marini.

GAROFANI ALLA RISCOSSA – Nel 2001, a beneficiare di 5 milioni di lire arrivati dall’Associazione Cooperative Consumatori Distretto di Bologna, è stato l’ex segretario dei socialisti Enrico Boselli. Un altro erede del partito che fu di Bettino Craxi, il senatore Lucio Barani – che recentemente ha presentato tre emendamenti al provvedimento anticorruzione chiedendo la pena di morte e la fucilazione per i trasgressori – nel 2013 ha ricevuto 3mila euro dalla cooperativa agricola Termas di Lucca. La stessa che ha finanziato con duemila euro anche Laura Bianconi, attuale senatrice del Nuovo centrodestra. Bisogna tornare al 1994 per risalire ai 3 milioni di lire che una emiliana Coopmoviter ha dato a Pierluigi Castagnetti, al tempo nella Dc e oggi nel Pd, per aiutarlo a finanziare la campagna elettorale per le elezioni europee. Nel 2000 i 15 milioni di lire che il Consorzio Cooperative Costruzioni di Roma ha bonificato al Comitato Badaloni non sono invece bastati all’ex giornalista del servizio pubblico per avere la meglio su Francesco Storace ed essere riconfermato alla guida della Regione Lazio.

DA SINISTRA A DESTRA – Quella delle coop non è comunque una questione solo di sinistra. Anche a destra non disdegnano le donazioni in denaro. Lo scorso anno, infatti, la Domus Caritatis Società Cooperativa Sociale Roma ha elargito un finanziamento di 10mila euro a Forza Italia. Si tratta di una coop bianca finita anch’essa nello scandalo “Mafia Capitale”: secondo gli inquirenti gestiva il business dei disperati insieme all’organizzazione legata a Massimo Carminati. Tra i finanziatori del partito guidato da Silvio Berlusconi c’è anche la Fiorita di Bari, che opera nel settore delle pulizie: il versamento è di settemila euro e risale al 2004. Il nome di questa coop bianca è assurto agli onori delle cronache nell’ambito del filone barese dell’inchiesta sulle Grandi Opere. Infine, la Mediterranea Società Cooperativa Sociale Onlus Roma, attiva nel settore della pulizia degli edifici è anch’essa affezionata a Berlusconi: nel 2013 ha versato 10mila euro al Popolo della Libertà – che nello stesso anno ha beneficiato pure di 15mila euro donati dalla Senis Hospes di Senise (Potenza) – e nel 2014 altri 10mila a Forza Italia. Da inserire nella lista anche i 10mila euro ricevuti due anni fa dall’ex ministro dei Trasporti Altero Matteoli per mano dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno (Pisa) e i 3 milioni di lire che nel 1996 la coop edilizia Fulmine 1980 ha versato a Mario Baccini, ex Udc e Pdl oggi in Ncd. Mentre fra il 2004 e il 2014 la Lega Nord ha potuto contare sul sostegno di 4 coop: la Quadrifoglio di Pinerolo (4mila euro), che si occupa dell’integrazione lavorativa dei disabili, la Lombardia Società Cooperativa (3mila), la Proeventi di Verona (9mila) e la Editrice Esedra di Roma, fallita nel 2010 (100mila euro).

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